Gli inglesi ce l’hanno. In Francia e Svezia è in arrivo. In Italia solo 50 prodotti dichiarano la CO2 emessa.
Ha un nome facile, intuitivo: impronta ambientale. Cosa è? Un numero. Un
numero importante: racconta la quantità di gas a effetto serra (CO2)
generata da un prodotto nel suo ciclo di vita. Oggi acquistiamo
prestando attenzione solo a qualità e prezzo. Domani non sarà più così.
Avremo imparato che ogni articolo, alimento, detersivo o capo di
abbigliamento dal momento in cui nasce a quello in cui finisce in
discarica «pesa» sull’ambiente. Potremo così orientare il nostro
shopping verso prodotti e servizi «leggeri» e contribuire alla
salvaguardia del pianeta.
GRAN BRETAGNA – Non è fantascienza. In Inghilterra è già realtà. Da
diversi anni i consumatori britannici trovano accanto al prezzo di
moltissimi prodotti – ultima stima: circa 25 mila – un’etichetta che
riporta il Foot Carbon Print. In Svezia diventerà a breve obbligatorio
indicare l’impronta, la Francia ha appena concluso un periodo di
sperimentazione ed è pronta a lanciare un modello di certificazione di
CO2 che interessa anche alla Cee.
In Italia arriviamo in ritardo. «I consumatori sono frastornati»,
racconta Fabio Iraldo di Iefe Bocconi e Sant’Anna di Pisa. «Un prodotto
su dieci», spiega il docente citando uno studio congiunto dei due
atenei, «è oramai presentato come amico dell’ambiente. Si spinge sul
tasto ecologico ma è chiaro che si tratta solo di strategia di vendita.
L’impronta ambientale farà piazza pulita dei tanti falsi prodotti
green». Leggi tutto... (Fonte: www.bioecogeo.com)
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